Lontananze di silenzio, in quell’estate strana.
E la tua voce spaziosa,
il tuo accento da straniero, morbido, lontano:
«Come sei bella. Io a te ti sposo.»
Per poco la conocchia non cadeva dalla mano:
«Tu per me sei pazzo. Mio padre poi t’ammazza.»
Ma il cuore galoppava nel pozzo del mio petto.
«Tu non mi conosci, a me niente mi ferma.»
Sbagliavi. Il Niente t’ha fermato.
«Di chi è quella ragazza?»
La tua voce che ritorna, dagli abissi del frattempo.
Per poco la spiga non mi cade dalla mano.
Crudelmente ti somiglia, adesso, tuo cugino.
Come te si muove, come te saluta.
Ha lunghe ciglia sopra gli occhi scuri
fili bianchi tra i capelli – a te non fu concesso.
Dicono che è stato molto buono con la moglie,
quella felice anima che è morta
col bimbo ancora chiuso nel suo cuore
(che loro ricordo sia di benedizione).
Dicono che da allora non ha toccato donna
e ha girato la faccia contro il muro.
Le stelle fisse d’estate ampie sui campi
sotto il suo mantello, adesso, mentre dorme
io veglio il suo silenzio, ricordo il tuo respiro.
(poesia “Rut” di Paola Deplano)
Andai senza lasciare orma.
O forse ne lasciai una.
Il tempo è un incisore, lui
sa cosa resta di ogni cosa.
Lo sanno anche le menti che ricordano,
gli occhi che si commuovono
ad un’immagine non così svanita.
Amo le ripetizioni. Lasciano un odore
di ciò che si sa, di una sicurezza
che valica il panico e lascia sereni.
Non conosco altro modo di assicurarmi
la memoria.
(poesia “Ripetizioni” di Davide Zizza)
Aprire il cuore
al nostro vissuto,
per non farsi
chiudere
nell’illusione
del domani.
In fondo oggi
siamo vivi
grazie a ieri.
(poesia “Grati” di Simone Magli)
Intero numero disponibile qui.
Stefania Lombardi, Università Europea di Roma – ORCID ID: 0000-0003-3545-1170
E-mail: stefania.lombardi@cnr.it
doi: 10.14672/vds20231ed2
(https://doi.org/10.14672/vds20231ed2)
Questo primo numero è dedicato al tema della memoria, una scelta dovuta se si pensa che la memoria rimanda, indirettamente, anche al tema dell’identità e alle nostre radici profonde.
Un primo numero di una rivista non può non porsi il problema della propria identità, del proprio essere, fino a cercare di comprendere il percorso che intende effettuare.
Il cammino in linea con la Scienza Aperta è dichiarato nel primo editoriale e sarà magistralmente esplicitato nel terzo editoriale a cura di Elena Giglia e Paola Chiara Masuzzo, dal titolo Open Science – tra ragione e passione. Tale cammino ha il suo apice nel Diamond Open Access come chiarirà l’interessante e appassionato quarto editoriale a cura di Nicola Cavalli per Ledizioni e dal titolo Inaugurazione in Open Diamond.
La memoria può essere declinata in vari ambiti, dal ricordo all’oblio.
La memoria delle nostre esperienze costituisce il nostro essere e influenza il nostro esperire e sentire successivo. Un gemello e/o un clone non saranno mai quel singolo individuo proprio in virtù del nostro esperire e la “copia” rivendica la sua propria unicità e la sua propria identità fatta di differente memoria. La fantascienza è colma di esempi celebri in tal senso, da Blade Runner a Matrix: quest’ultimo allarga il tema alla realtà nel suo insieme.
Un gioiellino in tal senso viene dal mondo degli anime giapponesi, Ghost in the shell, in cui la memoria viene prodotta artificialmente e innestata, modificando le azioni degli esseri viventi sulla base di questo “innesto”. Eppure, non c’è bisogno di ricordare tutto il nostro esperire perché le azioni di un essere vivente, sebbene alcune siano state affidate all’oblio, fanno tutte parte di “quel singolo” a uno stadio più profondo.
Si può facilmente verificare che persino persone affette da Alzheimer, da Demenza Frontotemporale (FTD) e/o da Demenza corporale di Lewy sono sempre loro stesse se parliamo loro con il linguaggio non verbale e a uno stato ancestrale e più profondo.
Ci si può dimenticare dei motivi per i quali ci si è innamorati di qualcuno o dei non pochi eventi della storia con quella persona ma se ne resta, comunque, legati, sebbene in modo inspiegabile con la ragione. Il ricordo di noi stessi ha costituito il nostro essere, anche se poi parte di quello stesso ricordo è stato accolto dall’oblio. Il diritto all’oblio è un altro tema interessante, soprattutto nell’era digitale legata alla “lunga memoria della rete”. Nel terzo editoriale si parlerà di Scienza Aperta anche come memoria e la Scienza Aperta, come esplicitato nel primo editoriale, fa parte della “policy” di questa rivista. Un numero dedicato alla memoria e che fa propri i principi della Scienza Aperta, non poteva non volgere un pensiero e una dedica speciale proprio a Jon Tennant, scomparso tragicamente il 9 aprile del 2020. Ragioni e passioni non sono disgiunte, questo ci ha insegnato Spinoza e questo continuava a spiegare Remo Bodei che, nel libro su Spinoza dal titolo Geometria delle passioni, apponeva una delle dediche più belle mai lette: “A Gabriella per molte ragioni e passioni”.
Ebbene, Jon Tennant si è dedicato alla Scienza Aperta tra ragione e passione.
Moltissimi passi in avanti in nome della Scienza Aperta sono stati fatti grazie all’impegno di Jon Tennant e a quella sua passione che era capace di farne comprendere le ragioni. Per questo motivo il terzo editoriale della rivista è stato affidato a due care amiche di Jon Tennant e naturali eredi delle sue passioni e ragioni legate al tema della Scienza Aperta. Il quarto editoriale – a cura di Nicola Cavalli per Ledizioni che offre il patrocinio alla nostra rivista – apre la prospettiva su tutte le opportunità del modello Diamond Open Access.
Le azioni di ognuno non solo vivono nel ricordo e nella memoria di parenti, amici e conoscenti ma, soprattutto, continuano grazie a loro ed è questa l’impronta, la memoria di ogni persona, che resta in questo percorso in un’evoluzione che non sia solo cambiamento ma anche e soprattutto miglioramento: per una ricerca scientifica sempre migliore e un mondo sempre migliore. In quest’ottica, i ringraziamenti vanno ai revisori che hanno svolto egregiamente il loro compito.
Non dimenticando, tuttavia, che ogni rivista vive del contributo delle autrici e degli autori e che sono loro il cuore pulsante della ricerca e i cui ringraziamenti non saranno mai abbastanza. Nel dialogo della memoria, tra una ricerca consolidata e una ricerca nuova e volenterosa, è pensato il dialogo, lo scambio reciproco, tra gli invited paper e gli articoli in risposta alla call.
Tra gli articoli in risposta alla call e gli invited paper ci sono temi che spaziano dall’antico al moderno e al contemporaneo, sempre in dialogo, attorno al tema della memoria.
Non tutti i contributi hanno superato il processo di revisione tra pari, sebbene tutti quanti egualmente interessanti. Ai contributi non presenti in questo numero resta l’invito a una rielaborazione per una successiva eventuale pubblicazione, dato l’interesse dei temi nel dibattitto attuale.
In questo numero, ad esempio, manca un contributo che affronti il tema complesso della cancel culture essendo un tema che merita una trattazione propria e non solo come declinazione della memoria ed essendo, inoltre, un argomento di non banale trattazione in ambito scientifico.
Il tema è complesso perché il nome stesso ha avuto radici non semplici da comprendere e inizialmente indicava una pratica di boicottaggio di comportamenti non etici da parte di nominativi celebri.
Per chi volesse approfondire si rimanda alla recente pubblicazione Cancel culture e ideologia gender delle ricercatrici Maddalena Cannito, Eugenia Mercuri, Francesca Tomatis.
Questo primo numero si presenta con quattro editoriali, alcuni dei quali richiesti all’esterno della Direzione Editoriale e accettati con spirito di collaborazione ed entusiasmo; alcuni sono a doppia firma perché la ricerca senza collaborazione è sterile.
Un ringraziamento speciale alle autrici e agli autori degli editoriali che sanciscono un avvio della rivista sotto la lente e la luce di una collaborazione a livelli profondi, fatti di fiducia e di stima.
La scelta un po’ azzardata di inserire delle poesie di autrici e autori contemporanei in esergo agli editoriali a cura della Direzione Editoriale in una rivista scientifica sposa il principio cardine del dialogo collaborativo alla base della Scienza Aperta. Non significa sminuire la scientificità; significa esaltare la collaborazione tra logos e mythos, i quali non vanno disgiunti, in quanto sono vie parallele per giungere al vero. A tal riguardo, il recente saggio poetico di Umberto Piersanti, dal titolo Memoria (Vallecchi Editore, Firenze), si riallaccia a questo filone in dialogo e non solo per il dialogo con Carducci e altri poeti del passato ma anche e soprattutto per il necessario mythos parallelo a ogni logos. Grazie allo “staff poetico” che ha accolto con piacere questa prospettiva. Ringraziando anche le potenziali lettrici e i potenziali lettori della rivista, non si può omettere, in un numero dedicato alla memoria, anche qualche considerazione sulla memoria “artificiale” e sulle principali differenze, se ce ne sono, rispetto alla memoria degli esseri biologici.
Il nostro terzo numero sarà dedicato all’intelligenza “artificiale” e qualche considerazione sulla memoria “artificiale” è un gancio alla nostra futura uscita come rivista.
Il secondo numero sarà dedicato, invece, alle dinamiche del riconoscimento e del mancato riconoscimento, affrontando, pertanto i temi dei pregiudizi e delle discriminazioni.
Tali pregiudizi possono investire il mondo sempre più conosciuto e sconosciuto al contempo dell’intelligenza artificiale a cui dedicheremo il terzo numero e di cui si fa solo un accenno in questo editoriale (come memoria “artificiale”) dato che nessun contributo pubblicato ha trattato questo tema.
Se la memoria contribuisce a definire chi siamo (e possiamo continuare a restare tali persino perdendola) potrebbe valere la stessa cosa con dei ricordi costruiti ad hoc?
Una memoria “costruita” resta pur sempre una memoria?
Un clone, ad esempio, è un altro essere costruito con il nostro DNA ma non possiede la nostra stessa memoria fatta di esperienze e vissuti unici.
Avere lo stesso DNA non implica lo stesso comportamento in virtù di esperienze differenti e, pertanto, anche di memorie differenti legate alle stesse.
Ma se, come in Ghost in the Shell, impiantassimo dei ricordi in un essere vivente? E se questo essere vivente fosse il nostro clone?
Se non contasse nemmeno più il corpo con il suo DNA ma lo spirito, andrebbe bene qualsiasi corpo? Oppure ci sono delle connessioni, dei collegamenti che non possiamo (e dobbiamo) trascurare?
Questo primo numero di Le voci di Sophia ha dei collegamenti intrinsechi tra i vari paper pubblicati; l’invito è quello di trovarli per poterne apprezzare appieno l’unità nella differenza.
Con i prossimi numeri si potranno, invece, apprezzare le varie connessioni tra i numeri perché si parte da un primo numero sulla memoria che implicitamente tocca il tema dell’identità a una identità che può essere riconosciuta o essere, invece, vittima di un mancato riconoscimento, come vedremo nel secondo numero in uscita tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.
Si potrà comprendere come le dinamiche del riconoscimento e del mancato riconoscimento non possono essere prerogativa unicamente degli esseri biologici e che, forse, anche un’intelligenza artificiale può cominciare a pensarsi in questa veste, sebbene, probabilmente ancora non in grado di porsi quelle domande che sono, per eccellenza, una prerogativa umana e del filosofare.
Sarà sempre così?
Queste risposte forse non ci saranno ma la rivista continuerà a porre e a porsi domande, ospitando le più recenti ricerche delle studiose e degli studiosi che, collaborando, rendono onore allo spirito della scienza in generale e della filosofia, in quanto coscienti che i prodotti che ne derivano possano servire allo sviluppo e al miglioramento della società del suo insieme.
Ogni passo deve essere documentato, fallimenti compresi. Per trarre insegnamento e poter andare avanti.
Non si può, tuttavia, andare avanti senza conservare la memoria.
La Direttrice Editoriale
(e responsabile del coordinamento scientifico)
Stefania Lombardi